
Crocifisso ligneo




Collocato sull’altare della cappella eponima, sul lato destro del presbiterio, il Crocifisso è tra le opere d’arte più importanti custodite nella Chiesa Madre di Lascari.
Realizzato presumibilmente nell’ultimo quarto del XVII secolo dalle sapienti mani di un abilissimo scultore, la cui identità ancora oggi non è nota, la pregevole scultura in legno di conifera ebanizzato è posta su una croce decorata a finto marmo che non risulta essere quella originale.
Commissionato probabilmente da don Gaetano Ventimiglia, fondatore della Chiesa di Lascari nell’anno 1700, lo scultore ha curato con eccezionale dovizia ogni particolare anatomico del Crocifisso, restituendo all’opera un drammatico valore espressivo di grande impatto emotivo.
L’artista, con straordinaria dedizione, sensibilità ed eccellente capacità tecnica, realizza un Cristo ancora vivente, afflitto dalla sofferenza e con lo sguardo rivolto al cielo, gli occhi aperti e le labbra socchiuse con la lingua semovente come se stesse sussurrando le ultime parole prima del trapasso. Non vengono di certo trascurati altre peculiarità come la chioma ondulante dei capelli che si adagia sulla spalla sinistra, i riccioli della barba e delle ciocche dei baffi, la straordinaria tensione muscolare del corpo con le vene rigonfie di sangue e le scarne sporgenze ossute.
Tutti questi tratti stilistici proposti dallo scultore confluiscono in una magistrale sintesi estetica di sorprendente bellezza, rendendo certamente il Crocifisso ligneo di Lascari tra quelli più belli di tutto il comprensorio madonita.
Il Crocifisso, oltre al suo indiscusso valore artistico, rappresenta per la comunità un vero punto di riferimento di fede e di antica tradizione popolare.
Una tradizione ricca di simbolismi antropologici, di gesti e ritualità immutati nel tempo, una tradizione fatta di memorie tramandate da padre in figlio il cui culto arriva persino a travalicare la storia, attribuendo alle mani di un giovane pastore, di vita umile e quasi eremitica, la realizzazione del Crocifisso stesso.
Egli trovandosi col suo gregge nei pressi di un ruscello in C.da “Rapputi”, scorse un bel tronco di legno e decise di scolpirne un Cristo. Dopo diversi giorni di lavoro, riuscì solamente a completare il corpo ma senza saperne realizzare il volto, pertanto, decise di custodire il manufatto in una grotta. Ritornato sul posto il mattino seguente, scoprì con immenso stupore che la testa del Cristo era stata ultimata ed in quella circostanza, lo stesso Crocifisso si rivolse al pastore dicendogli: «Unni mi viristi ca accussi afflittu mi facisti?... Se mi virevi, chiù afflittu mi facevi!»
Da non perdere è la suggestiva festa che si celebra in suo onore, da qualche anno, la prima domenica di luglio, in cui viene portato in solenne processione da dodici uomini scalzi vestiti di bianco che simboleggiano gli Apostoli.

