Torre e Masseria Torretonda
Percorrendo la strada intercomunale che da Lascari conduce alla SS. 113 in territorio di Cefalù, sul lato sinistro di un agro, un tempo feudo del Barone Mandralisca, si scorge in tutta la sua straordinaria maestosità la torre della masseria Torretonda.
Ubicata nell’omonima contrada, a pochi km da Lascari, in un contesto paesaggistico davvero incantevole, tra secolari ulivi “saraceni” dalle chiome verde argentato con tortuosi tronchi scolpiti dal tempo, si può ammirare l’antico e nobile manufatto.
L’intero terreno, con vista sul golfo di Termini Imerese è piantumato anche ad agrumi e alberi da frutta e si estende per circa 37 ettari. La sua originaria estensione è stata interrotta dalla costruzione dell’autostrada A20 Palermo-Messina.
Come per altre masserie del territorio di Lascari, anche Torretonda si caratterizza per la presenza di un’imponente torre d’avviso inglobata nel complesso architettonico che rappresenta il primo nucleo insediativo del luogo.
Risalente alla seconda metà del 1500, la torre presenta una classica impostazione “camillianea”, una piccola porta allocata nel muro verso monte, una struttura articolata su tre livelli dall’aspetto tronco-conico, collegati tra loro da una scala in pietra ricavata all’interno delle spesse mura, una base prossima al quadrato, il piano operativo in cui alloggiavano i “torrari” e la terrazza.
L’interno, a pianta “rettangolare” (m 7,20 x 10,25) separata da un muro di spina, è coperto con volte a crociera a zona piana centrale.
L’esterno, a base scarpata, è realizzato in muratura costituita da grossi ciottoli ricoperti d’intonaco e incorniciati tra cantonali in tufo squadrato.
Le pareti esterne, interrotte da un marcapiano continuo di delimitazione della scarpatura, sono scandite da caditoie a protezione delle aperture, mentre i canaloni di scolo in ceramica a smalto verde, l’uso di pietra grigia ben lavorata nei gattoni delle caditoie e nei portali interni, la campana in cima al muro e altri particolari elementi architettonici, conferiscono al manufatto una garbata sobrietà compositiva.
Alla torre si affiancano altri corpi di fabbrica, l’olivario per la lavorazione delle olive, il frantoio con all’interno il torchio, la mola e le presse per la produzione dell’olio che formano il baglio a corte chiusa, a cui si accede dal portone d’ingresso sormontato da una merlatura ghibellina. Inoltre è presente la deliziosa Chiesetta dedicata a San Francesco Saverio del XVIII secolo, ad unica navata con le pareti e il soffitto affrescato e il pavimento maiolicato con al centro il blasone a colori della famiglia Mandralisca.
Il corpo di fabbrica della masseria si sviluppa su due livelli; al piano superiore viveva il Barone e i diversi ambienti sono comunicanti ad enfiladas con copertura a falde ricoperta da coppi siciliani e grondaie in tegole ricurve.
Tutti gli ambienti, inizialmente, furono affrescati con temi naturalistici ed in particolare con vigneti e motivi floreali che, successivamente, vennero sostituiti con miniature raffiguranti paesaggi in stile naturalistico e arricchiti con amorini ed animali esotici.
In particolare l’alcova del barone è decorata da un’interessante trompe-l’oeil, raffigurante un paesaggio agreste racchiuso da un tendaggio. Il pavimento invece era rivestito con maiolica policroma.
Alla morte del Barone Enrico Pirajno di Mandralisca (1864), il baglio Torretonda fu donato alla Fondazione Mandralisca di Cefalù e il 23 maggio 1995, il manufatto venne riconosciuto da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, bene di interesse storico-artistico.